pietre

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Pietre di Fuoco - noir napoletano di Giacomo Ricci - Neftasia editore 2011

sabato 4 giugno 2011

Elementi della storia: il Cristo velato

Giuseppe Sammartino, il Cristo velato

di Giacomo Ricci


Il Cristo velato di Giuseppe Sammartino è uno degli elementi cardine del romanzo.  Si tratta di una vera e propria acrobazia scultorea. Così la definì Tommaso Piemontese, padre di Gino,  mio caro amico d'infanzia e di studi, quando ci condusse a vedere, per la prima volta, la Cappella Sansevero, in un ciclo di percorsi domenicali di studio  del Centro Antico di Napoli che aveva inventato per noi. E, dopo tanti anni, non posso che dargli completamente ragione: di una vera e propria acrobazia si tratta. L'idea di una complessa operazione di equilibrio artistico mi è sempre piaciuta.  Il Sammartino è riuscito a dare l'idea della trasparenza del velo, un materiale impalpabile che lascia intravvedere quello che copre, usando la pietra. Un'acrobazia prima mentale, di concezione, e poi artigianale, concreta operazione costruttiva, fabbrile. Ciò che rende grande le operazioni concrete degli uomini è proprio la concezione che ne è alla base. Per questa sua arditezza, il Cristo velato è uno degli elementi fondamentali intorno ai quali ruota il fascino della cappella, contribuendo non poco alla definizione del suo mistero. 
Come ha fatto l'artista a concepire un'opera del genere? Come ha pensato di poterci riuscire? Queste sono le vere domande che vengono in mente, una volta che si sia di fronte all'opera. Prima della pietà che pure ispira, visto che si tratta di una rappresentazione mortuaria, del corpo di un defunto, l'osservatore è attraversato dalla meraviglia, colpito profondamente, per l'appunto, dall'acrobazia mentale cui il Sammartino ha sottoposto il suo stesso pensiero, pretendendo di ricostruire, con un materiale del tutto innaturale a rendere l'idea, l'impressione della trasparenza. 
Ecco perchè, poi, si è diffusa la leggenda che il Sammartino avesse realizzato la statua (che già di per sé rappresenta un complesso traguardo artistico da raggiungere) e il principe, successivamente, avesse provveduto alla marmorizzazione alchemica di un vero velo, una volta che questo fosse stato adagiato sul corpo lapideo disteso.
E' proprio della mentalità illuministica, legata alla ragione e al suo modo di affrontare e risolvere i misteri del mondo e della vita,  esasperare, per contrasto,  l'arte dell'illusione, della meraviglia, del prodigio. Come dire: la mente è solo razionale, costruisce schemi, modelli e inventa leggi perché tutto il mondo, nel suo complesso, sia razionalmente conoscibile e spiegabile. Ma l'animo umano, continua l'illuminista,  è fluido, inesplicabile e imperscrutabile e costruisce mostri e meraviglie, mette in atto spettacoli di turbamento che alludono ad un mondo parallelo, totalmente inconoscibile dalla ragione e completamente irrazionale, fuori, cioè, dal modello razionale della mente.
Quel mondo è l'universo dell'inconscio che solo un secolo più tardi sarà portato alla luce dal genio di Freud. 
Il pensiero cartesiano si dovrebbe esprimere dunque così:
"Cogito ergo sum. In somnis video,  ergo vivo". 

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