pietre

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Pietre di Fuoco - noir napoletano di Giacomo Ricci - Neftasia editore 2011

lunedì 23 maggio 2011

Il commento al libro di Lorenzo Bartolini Salimbeni

Ho appena finito di leggere il tuo libro e mi sono divertito molto. Alla mia limitata esperienza di lettore del genere sono venute in mente alcune connessioni.
Ho avvertito echi di Andrea Camilleri: non tanto per la trama poliziesca, quanto per la dignità conferita nel testo alle espressioni dialettali (pardon, tutti sanno che il napoletano è una lingua, non un dialetto!) Di Luciano De Crescenzo, per l'arguzia e la caratterizzazione dei personaggi. Di Umberto Eco, per la complessità della vicenda, le digressioni colte e i colpi di scena. Il professor Giuliano De Luca mi è sembrato il discendente diretto di Guglielmo di Baskerville, e l'incendio del laboratorio informatico non poteva non richiamare quello dello scriptorium dell'abbazia.
Quello che c'è in più - e che mi pare anche esplicitato nel sottotitolo del libro - è il ruolo della città di Napoli e soprattutto di parte del suo centro antico, che è il vero protagonista. E qui mi sembra di individuare non un limite, ma una condizione del libro. Secondo me per gustarlo appieno bisogna conoscere la città, o almeno esserci stati più di una volta. Ricordo la mia scoperta di Napoli nel lontano 1969, quando appena laureato (ma senza essere mai stato più a sud di Roma) mi trovai a fare il servizio militare nell'Accademia Aeronautica di Pozzuoli, e passavo i pomeriggi di libera uscita infilandomi affascinato nei vicoli dei quartieri spagnoli, protetto dalla mia divisa di allievo. Scopersi fra l'altro la cappella Sansevero, che allora era aperta raramente e non si pagava il biglietto. Solo più tardi il mio rapporto con la città si sarebbe consolidato con l'incontro di Renata, mia moglie.
Per finire, mi hanno molto divertito gli accenni all'università, di cui fai una caricatura impietosa e ahimè in parte realistica. Certe situazioni noi possiamo capirle meglio di altri. E la precisazione finale, in cui dipingi l'ateneo napoletano come il migliore dei mondi possibili, mi è sembrato il tratto più ferocemente ironico di tutto il libro!
Insomma molte congratulazioni, e scusa questo commento un po' pedante. Auguri per il successo del volume, e speriamo prima o poi di ritrovarci a mangiare una sfogliatella da Scaturchio.
Cari saluti,
Lorenzo"

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